La cattedrale di Spoleto ha origini molto antiche: da un documento sappiamo che nel 956 esistevano già sia l’episcopio sia la chiesa di Santa Maria del Vescovato. Rinnovata nel corso del XII secolo, in seguito alla venuta di Federico Barbarossa, la cattedrale fu consacrata nel 1198 da papa Innocenzo III.
La facciata si presenta come il risultato di lavori avvenuti a più riprese; nel primo ordine il portale centrale e quelli laterali si trovano all’interno di un portico rinascimentale realizzato tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo da Ambrogio di Antonio Barocci e dalla sua bottega; ai lati due pulpiti si affacciano sulla piazza; sotto il portico tre portali introducono all’interno della cattedrale; quello centrale, detto Porta Paradisi, presenta sugli stipiti e sull’architrave una pregevole decorazione scultorea, rendendo il portale uno dei massimi esempi di classicismo in età romanica. Nel secondo ordine della facciata, sono presenti cinque rosoni, realizzati entro la fine del XII secolo; quello centrale, che misura circa quattro metri di diametro, è inserito in una cornice quadrata, dove sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti. Il terzo ordine della facciata, suddiviso dal secondo attraverso una cornice marcapiano e archetti pensili, è decorato da tre archi a sesto acuto. Nell’arco centrale troneggia il mosaico realizzato nel 1207 dal mosaicista Solsterno.
L’interno della chiesa, con pianta a croce latina e suddiviso in tre navate di sei campate ciascuna, ha subìto una radicale trasformazione nel corso del XVII secolo per volontà di papa Urbano VIII, un tempo vescovo di Spoleto. Dopo il restauro degli interni voluto dal pontefice, la cattedrale fu arricchita da preziosi altari e nuove strutture progettate dal Valadier alla fine del Settecento.
Nella navata centrale il pavimento, anche se rimaneggiato, è ancora quello a motivi cosmateschi della costruzione romanica, composto da tessere di pietra, porfido e serpentino; il pavimento delle navate laterali, invece, a losanghe bianche e rosse, fu realizzato dal 1481 da Matteo Rosso Balsimelli da Settignano.
L’abside presenta una straordinaria decorazione ad affresco con storie della vita della Vergine, opera del fiorentino Filippo Lippi, morto a Spoleto e sepolto all’interno della stessa cattedrale. Sulla parete di fondo, nella curva dell’abside, divise da paraste dipinte, si riconoscono a sinistra l’Annunciazione, al centro la Morte della Vergine e a destra la Natività; sopra, nel catino absidale l’Incoronazione della Vergine alla presenza di angeli e santi. Nella scena centrale, sopra il letto di morte della Madonna, si intravede la mandorla dell’Assunta e sulla sinistra il profilo di San Tommaso che riceve la cintola.
Ma il Duomo non conserva soltanto monumenti, è anche luogo per eccellenza della spiritualità, con particolare riguardo alla Cappella delle Reliquie dove è custodita la preziosa lettera autografa di san Francesco d’Assisi a frate Leone. Al santo, che ebbe la sua conversione a Spoleto, è dedicato anche un ciclo di affreschi ancora inedito, con l’episodio del lupo di Gubbio.